E’ stato definitivamente approvato il Decreto Milleproroghe che stabilisce, tra l’altro, il rinvio al 30 giugno 2014 dell’entrata in vigore dell’obbligo per i professionisti ad accettare i pagamenti con carte di debito. Tale obbligo era stato definito nel Decreto Definizioni e ambito di applicazione dei pagamenti mediante carte di debito del 24 gennaio 2014.
“Giudichiamo utile questo rinvio - afferma Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri - a patto che nel frattempo si intervenga per ripristinare una gradualità nell’imposizione dell’obbligo che pure è nella ratio della norma. Il CNI, di concerto con le altre professioni aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche, è impegnato nel tentativo di riportare la ratio del provvedimento alle sue intrinseche finalità, che sono quelle di agevolare i consumatori, non quelle di gravare i professionisti di ulteriori e inutili balzelli a tutto vantaggio delle lobby bancarie”.
Il CNI lamenta la totale assenza della suddetta gradualità. Gli ingegneri fanno notare che il rinvio a giugno per tutti i professionisti rende inutile la soglia, determinata dal decreto in 200 mila euro di fatturato, oltre la quale scatta l’obbligatorietà all’uso del POS. In assenza di ulteriori indicazioni, infatti, dal 30 giugno l’obbligo varrà per tutti i professionisti, indipendentemente dall’entità del fatturato.
Altra questione dibattuta è quella relativa alla tipologia di fatturato. La prima versione del decreto del MISE - condivisa dai professionisti italiani - stabiliva che era sottoposta all’obbligo del POS solo la parte di fatturato generata dalle transazioni con gli utenti finali, escludendo quella relativa alle transazioni con PA, imprese e professionisti. In questo modo la finalità del decreto risultava essere effettivamente quella di facilitare la vita dei cittadini. Tuttavia, nella versione definitiva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, tale distinzione è scomparsa. Così come si sono perse le tracce dell’altra distinzione, caldeggiata dal CNI, tra le transazioni effettuate all’interno degli studi professionali e quelle effettuate all’esterno.
“In realtà – prosegue Zambrano - la proroga ha tutta l’aria di essere stata concessa per consentire a banche e compagnie telefoniche di predisporre le proprie offerte commerciali, che infatti già impazzano sui principali media. Stiamo valutando la possibilità di ricorrere all’Antitrust contro una disposizione priva di senso, che impatta indistintamente su tutti i professionisti e che costituisce un ennesimo regalo alle banche”.
Il CNI auspica che il decreto che il MISE è chiamato ad emanare entro il 24 giugno corregga tutte queste storture, recuperando il concetto di gradualità, senza intenti vessatori nei confronti dei professionisti, categoria già ampiamente penalizzata dalla lunga crisi economica in atto.