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Passa il tempo, passano i provvedimenti e i liberi professionisti continuano ad essere esclusi dalle iniziative atte a contrastare la grave crisi economica che segue la crisi sanitaria da Covid-19.

Ancora una volta, nei due successivi decreti legge cosiddetti “Ristori”, rispettivamente il DL 28 ottobre 2020, n. 137 e il DL 9 novembre 2020 n. 149, le misure adottate dal Governo in favore delle categorie produttive, attraverso la previsione di erogazioni di contributi a fondo perduto, hanno escluso milioni di liberi professionisti.

Parte da questa constatazione la lettera inviata dalla Rete Professioni Tecniche al Premier Giuseppe Conte, nella quale l’organismo manifesta il suo disappunto per il trattamento riservato a tutti i professionisti italiani e a quelli tecnici in particolare.

La Rete considera l’approccio del Governo alla questione del tutto iniquo, soprattutto se si considera che i liberi professionisti operano sovente a supporto delle imprese e il rallentamento o persino il blocco di intere filiere economiche ha un impatto diretto sui loro redditi e volumi d’affari.

Tutti sanno che le professioni intellettuali sono escluse dalle tutele previste per il lavoro dipendente (cassa integrazione e divieti di licenziamenti) e, pur svolgendo un essenziale lavoro di raccordo a garanzia della corretta applicazione della impressionante mole di nuove misure legislative emanate in questa fase di emergenza per amministrazioni pubbliche, cittadini ed imprese, si trovano ad essere ingiustamente penalizzati.

Con l’occasione la Rete ha anche ricordato che la procedura di erogazione dell’indennità nei mesi primaverili, attraverso le Casse di previdenza dei professionisti, ha movimentato cifre irrisorie, del tutto insufficienti a rispondere alle richieste degli Iscritti.

In conclusione i professionisti tecnici hanno chiesto a Conte che nei prossimi provvedimenti d’urgenza venga pienamente riconosciuto il diritto al sostegno dei liberi professionisti attraverso misure urgenti e congrue.

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