La Rete Professioni Tecniche ha inviato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, una Nota sul tema della sicurezza nei cantieri mobili, con particolare riferimento alla responsabilità dei professionisti tecnici.
Il documento ha richiamato con gratitudine la partecipazione del Ministro al recente incontro del 4 maggio u.s. in videoconferenza con i rappresentanti della RPT e del CUP, in occasione del quale ha dimostrato disponibilità ed attenzione nei confronti dei professionisti di area tecnico-scientifica. Nel corso di quell’incontro il Coordinatore della RPT ha posto all’attenzione del Ministro alcuni aspetti relativi alle competenze e responsabilità dei professionisti tecnici, impegnati, a vario titolo, nelle attività di sorveglianza dei cantieri mobili, evidenziando le nuove incombenze ad essi attribuiti per effetto del Protocollo allegato al DPCM 26/4/2020.
L’elaborazione e la condivisione con alcune rappresentanze imprenditoriali e sindacali del Protocollo sono state curate principalmente dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. La sua stesura non ha visto, purtroppo, la partecipazione delle rappresentanze ordinistiche, indispensabile non solo perché le norme impattano fortemente sulle attività e relative responsabilità che competono ai professionisti dell’area tecnica, ma anche per le problematiche conseguenti alla formazione dei coordinatori della sicurezza ed i responsabili dei servizi di prevenzione e protezione, che la legge affida agli Ordini e Collegi.
A questo proposito, la RPT ha sottoposto al Ministro Catalfo un documento che evidenzia le criticità relative al Protocollo ed alla sua applicazione, derivanti soprattutto dall’assunzione del principio di considerare il contagio da Covid-19 quale infortunio sul lavoro, con tutte le specifiche conseguenze.
I punti da approfondire sono sei. Il primo evidenzia le criticità dell’allegato 7 al DPCM 26 aprile 2020 in quanto vengono attribuiti ai CSP/CSE compiti che esulano da quanto previsto dalla normativa primaria in materia, e cioè il D. Lgs. 81/2008. Il secondo affronta la delicata tematica dei costi e degli oneri della sicurezza. Il terzo si sofferma sulla necessità di escludere la responsabilità penale e civile dei CSP e dei CSE, in forza della peculiarità della pandemia in atto (Covid-19), intesa come evenienza esogena rispetto all’attività di cantiere. Nel quarto punto, in forza dell’esperienza maturata con la pandemia in atto, si richiede di mantenere, anche dopo la fine dell’emergenza, la possibilità di sviluppare in modalità FAD tutta l’attività formativa in materia. Negli ultimi due punti vengono affrontati altrettanti temi di grande interesse per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Intanto, la necessità che l’azione di controllo nei cantieri, altrettanto importante quanto la prevenzione, venga attribuita ad un unico ente, ottimizzando così risorse umane ed economiche attualmente disperse in più enti, che operano nello stesso settore e con gli stessi obiettivi. Quindi l’ultimo punto che riguarda la necessità, dopo 12 anni di operatività, di una revisione del D.Lgs. 81/2008, eliminando le criticità maturate ed ottimizzandone l’efficienza e l’efficacia.
In conclusione, la RPT si riserva, in un prossimo specifico incontro, di illustrare al Ministro in dettaglio i temi citati, proponendo soluzioni concrete e praticabili, nell’interesse della sicurezza dei lavoratori.