Nella generale condivisione della bozza di documento, il CNI ritiene opportuno innanzitutto precisare che i nuovi percorsi formativi (Lauree professionalizzanti) saranno chiaramente distinti, anche nominalmente, dalle classi di Laurea di primo di primo livello e dalle classi di Laurea Magistrale. Inoltre, in merito alla possibilità di passaggio da un percorso accademico all’altro, va chiarito che il conseguimento della nuova Laurea Professionalizzante potrà consentire esclusivamente l’accesso ai corsi di Laurea di primo livello ma non a quelli di Laurea Magistrale. L’accesso a questi ultimi dovrà restare riservato ai soli possessori di Laurea di primo livello. Le nuove Lauree professionalizzati a carattere abilitante (inglobanti quindi l’esame di Stato di abilitazione), potranno evidentemente abilitare all’esercizio di una unica e specifica professione.
Una precisazione è necessaria anche sui contenuti abilitanti dei nuovi percorsi accademici, in particolare per quanto concerne le professioni dell’area tecnica. Il contenuto abilitante delle Lauree Professionalizzanti non potrà che essere circoscritto alle mansioni esecutive e di supporto alle prestazioni più complesse (come quelle relative alla progettazione) che dovranno restare di competenza dei professionisti con percorsi accademici di livello più elevato.
Infine, una notazione riguarda il delicato tema delle risorse finanziarie. La bozza di documento prevede un incremento del finanziamento unicamente a favore degli ITS cui le Università dovrebbero raccordarsi per l’organizzazione di percorsi formativi per il conseguimento della Laurea Professionalizzante. Questa misura sembra non pienamente sufficiente a consentire alle Università di svolgere tutte quelle complesse attività necessarie allo sviluppo di un nuovo percorso accademico, che sia effettivamente differente nei contenuti e negli obiettivi da quelli esistenti. In un’ottica di razionalizzazione delle risorse, i costi necessari per l’avvio delle Lauree Professionalizzanti potrebbero in qualche misura essere compensati, in particolare per le discipline connesse all’Ingegneria, dal ripristino dei percorsi a ciclo unico per l’accesso alla professione di Ingegnere, così come avviene per i corsi di laurea in Giurisprudenza. Come più volte evidenziato, infatti, il tipico percorso universitario in Ingegneria, nonostante l’introduzione del 3+2, continua ad essere identificato dagli studenti come un percorso di studi quinquennale.