Una nota diffusa da Palazzo Chigi riferisce che il Dl correttivo dei conti pubblici prevede che, a partire dal prossimo 1 luglio, diventi operativo anche per i liberi professionisti il cosiddetto split payment che determina le modalità di versamento dell’Iva per prestazioni rese ad organismi della Pubblica Amministrazione. Questo provvedimento era stato già inserito nella Legge di Stabilità 2015 del 23 dicembre 2014 n. 190, anche se successivamente il Ministro Pier Carlo Padoan aveva escluso la sua estensione ai liberi professionisti. A quanto pare, stavolta il meccanismo verrebbe esteso anche alle prestazioni dei liberi professionisti.
Nella nota di Palazzo Chigi si afferma, infatti, che saranno interessate dallo split payment anche le operazioni effettuate da fornitori che subiscono l’applicazione delle ritenute alla fonte sui compensi percepiti. Dunque i liberi professionisti. In questo modo ai professionisti non verrà più versata l’IVA ma questa sarà trattenuta dalla Pu
bblica Amministrazione, la quale poi provvederebbe a girarla all’erario.
“Questo meccanismo rischia di stritolare i liberi professionisti italiani – afferma la Rete delle Professioni Tecniche. La drastica contrazione della liquidità determinata dal mancato incasso dell’IVA comporterà per i professionisti il ricorso sempre crescente a fonti di finanziamento bancario, con conseguente aumento degli oneri per interesse. Senza considerare che i compensi dei professionisti sono già soggetti alla ritenuta d’acconto. Se impediamo ai professionisti di scaricare l’IVA sui costi sostenuti, la situazione è destinata a diventare esplosiva, perché va a sommarsi agli effetti di una contrazione dei redditi professionali che ormai deve considerarsi strutturale. Senza contare il fatto che il limite al di sopra del quale i crediti di imposta possono essere usati in compensazione si riduce dagli attuali 15mila a 5mila euro”.
“A fronte di un Parlamento che si appresta ad approvare per la prima volta un provvedimento organico di tutela del lavoro autonomo, il Governo con questa annunciata disposizione rischia di far saltare il già precario equilibrio finanziario in cui si trovano centinaia di migliaia di professionisti. Senza contare il fatto che si vengono a creare disparità di comportamento e quindi diseguaglianze, fra i professionisti che operano per gli enti pubblici e chi opera solo o prevalentemente con i privati”.
“Per questi motivi – conclude la Rete – chiediamo che il Governo ci ripensi e, come già era accaduto nel 2015, escluda i compensi dei professionisti dall’applicazione dello split payment”.