Terzo trimestre consecutivo di crescita per le gare relative ai servizi di architettura e ingegneria in Italia. Dopo sei mesi con il segno positivo (rispetto allo stesso semestre del 2015), anche il trimestre luglio-settembre rivela un aumento degli importi a base d’asta (compresi dunque anche quelli per l’esecuzione), sebbene questi non raggiungano i picchi registrati nel secondo trimestre: 1 miliardo e 461 milioni di euro, cento milioni in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
E’ quanto emerge dal consueto Monitoraggio trimestrale dei bandi per i servizi di architettura e ingegneria effettuato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Nel documento si ricava anche l’aumento degli importi destinati unicamente ai servizi di ingegneria (escludendo dunque gli importi per le opere) che fanno registrare, rispetto al terzo trimestre del 2015, un aumento del 12,8% (111,2 milioni di euro contro i 98,5 del 2015). Se anche gli ultimi tre mesi dell’anno dovessero confermare il trend positivo dei primi nove, il 2016 potrebbe essere finalmente l’anno di svolta e di rilancio del settore.
Il Centro Studi CNI rileva come nei primi nove mesi dell’anno siano stati infatti pubblicati bandi per un importo complessivo pari ad oltre 6 miliardi e mezzo di euro: negli stessi nove mesi del 2015 si superavano appena i 4 miliardi. Ne traggono beneficio anche i servizi di ingegneria e architettura che vedono passare le somme loro destinate dai 287 milioni di euro dei primi nove mesi del 2015 ai 484 dello stesso lasso di tempo nel 2016.
“L'ultimo rapporto trimestrale sul Monitoraggio dei bandi di progettazione – ha commentato Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI - conferma un trend positivo, di miglioramento rispetto agi anni scorsi. Ciò costituisce un segnale ripresa da salutarsi con favore, anche in considerazione del fatto che l'entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti pubblici avrebbe potuto far segnare una battuta d'arresto per le incertezze inevitabilmente indotte dall'interpretazione delle nuove norme.
“Pur nell'insieme dei dati positivi, tuttavia, va rilevato che solo il 27,5% degli importi di aggiudicazione, considerando le sole gare senza esecuzione, va a liberi professionisti singoli o associati, pur rappresentando questi ultimi la stragrande maggioranza degli studi italiani. Ciò è dovuto naturalmente alla prevalenza dei grandi appalti, in termini di valore, che vengono aggiudicati a società e consorzi. Ciò anche a causa dei requisiti di fatturato richiesti che sono proporzionalmente elevati e difficilmente posseduti da professionisti sia pure riuniti in ATI, se si considera che il reddito medio degli ingegneri italiani iscritti a Inarcassa è di circa 30.000 euro annui. Forse non è agli appalti pubblici che si deve guardare per risollevare le sorti dei professionisti ingegneri fortemente penalizzati dalla crisi, ma alla ripresa complessiva dell'economia e soprattutto del mondo delle costruzioni che non mi sembra sia ancora stabilmente avviata”.
Il documento mette in risalto anche altri aspetti. Sebbene il D.lgs. 18 aprile 2016, n. 50, abbia abolito l’appalto integrato, rispetto al terzo trimestre del 2015 si rileva un aumento anche delle somme destinate ai servizi di ingegneria in questa tipologia di gare: 61,4 milioni di euro, contro i 52,1 del 2015. A livello territoriale, poi, spicca, per l’entità delle gare promosse, il risultato delle Amministrazioni della Campania, tanto da concentrare, da sole, oltre un terzo degli importi posti a base d’asta per i servizi di ingegneria e architettura.
Se ci riferiamo a quanto stabilito dal cosiddetto “Decreto parametri”, va sottolineato come nel 45% dei bandi non sia indicato il criterio di calcolo del corrispettivo posto a base d’asta. Quanto alla disposizione dell’Anac, presente nelle nuove linee guida, che prevede l’obbligatorietà di indicare il procedimento adottato per il calcolo dei compensi posti a base di gara, la situazione non accenna a migliorare, visto che la quota di bandi in cui è allegato lo schema di calcolo è inferiore al 10% (nello scorso trimestre era il 12,3%).
Infine, una nota positiva. In riferimento all’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa a scapito di quello del prezzo più basso, le stazioni appaltanti sembra si stiano avviando ad un pieno adeguamento rispetto alle ultime indicazioni. Tra i bandi a base d’asta superiori a 40mila euro, infatti, uno soltanto ha utilizzato il criterio del prezzo più basso.