Un risparmio per la collettività o un aumento di costo mascherato? Nel provvedimento di riforma di AREA (l’azienda regionale per l’edilizia abitativa) approvato ieri sera dal Consiglio Regionale della Sardegna è contenuta una norma che prevede tra le fonti di finanziamento i ”compensi per spese tecniche e generali o per altre attività, compresi i servizi di ingegneria ed architettura, per opere delegate o di interesse regionale”.
L’idea è quella di utilizzare i professionisti che lavorano in AREA come progettisti per le diverse opere in programma sul territorio regionale in modo da internalizzare il costo della progettazione invece che rivolgersi agli studi esterni. Un approccio, a prima vista diretto alla riduzione dei costi, che già la Regione Sardegna ha provato a introdurre attraverso la Finanziaria 2015 suscitando le reazioni del mondo dei professionisti di settore a livello nazionale.
“Elaborare un progetto e seguirne la realizzazione è un lavoro di grande responsabilità – ha affermato Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri - e il percorso scientifico, normativo e creativo deve essere riconosciuto. Non a caso noi da anni ci battiamo perché venga affermata la centralità del progetto nella realizzazione delle opere. In questo senso, la decisione del Consiglio Regionale della Sardegna si profila come del tutto anacronistica”.
“Se la Pubblica Amministrazione – ha aggiunto Gianni Massa, Vice Presidente del CNI – vuole occuparsi della progettazione, è corretto istituire uffici preposti. A patto, però, che i progettisti impiegati siano obbligati a possedere e documentare i medesimi requisiti professionali richiesti ai liberi professionisti e che il progetto sia unico e multidisciplinare, non la somma di ‘consulenze esterne’. Prima di preoccuparsi di progettare al proprio interno, la Pubblica Amministrazione dovrebbe impegnarsi ad offrire al cittadino un servizio di qualità e in tempi certi attraverso un buon management del processo di progettazione e realizzazione”.
In realtà l’internalizzazione della fase progettuale, oltre a essere in controtendenza rispetto al processo di snellimento generale in atto nella PA, nasconde insidie e costi elevati per la collettività tanto che il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici approvato ad aprile ha escluso questa modalità sulla base dei dati che evidenziano un aumento spropositato dei costi e l’insostenibilità dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche così progettate.
“La Regione ci riprova”, avverte Gaetano Nastasi, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Cagliari, “ma andare avanti su questa strada vorrebbe dire da una parte allontanarsi da quanto una PA moderna dovrebbe fare, ovvero concentrarsi su pianificazione e controllo dei procedimenti, dall’altra esporsi a un aumento dei costi e dei tempi di realizzazione delle opere”.