La scorsa settimana si è tenuto a Palermo il 61° Congresso degli Ordini degli Ingegneri Italiani. Tra gli spunti più interessanti emersi c’è la volontà, più volte sottolineata dal Presidente del CNI Armando Zambrano, di avviare un percorso di autoriforma dell’organizzazione degli Ordini territoriali, dal momento che la categoria e gli organismi che la rappresentano conoscono meglio di chiunque altro le dinamiche, le esigenze e le criticità cui ciascun Ordine provinciale è sottoposto.
Una riforma che, come ha affermato lo stesso Zambrano nella sua relazione, deve mirare ad attuare un processo di razionalizzazione dei costi del sistema degli Ordini, accompagnato all’incremento dell’efficienza dei servizi offerti agli iscritti all’Albo.
“Tra i punti programmatici emersi nel corso del dibattito congressuale, c’è la possibilità di riorganizzare volontariamente gli Ordini professionali” - afferma Zambrano - al fine di migliorare il livello di efficienza nell’esercizio dei compiti istituzionali loro affidati.
“Noi ci siamo opposti a che la riorganizzazione territoriale degli Ordini avesse come criterio guida quello del numero degli iscritti, ottenendo un passo indietro del Ministero su questo punto. La riorganizzazione dovrà essere in primo luogo funzionale, cioè finalizzata essenzialmente a migliorare la capacità delle strutture ordinistiche di rispondere alle esigenze degli iscritti, fornendo loro un adeguato set di servizi. Per questo, solo gli Ordini, coordinati dal Consiglio Nazionale, possono decidere in proposito”.
La mozione finale, approvata all’unanimità al termine del Congresso di Palermo, invita infatti il CNI alla stesura di una Carta dei Servizi condivisa e omogenea a livello nazionale che faccia da riferimento se condivise a forme volontarie di organizzazione tra Ordini.
“Ciò significa - prosegue Zambrano – prendere atto dell’esistenza di altri organismi che, pur non istituzionalizzati, garantiscono l’interlocuzione con le Regioni, ma che possano anche contribuire ad offrire ulteriori servizi e che gli Ordini provinciali di più ridotte dimensioni hanno difficoltà a fornire.
“Questo non ha alcun rapporto con la dimensione territoriale degli Ordini – precisa in conclusione Zambrano - che deve rispondere anche alle esigenze, più volte manifestate, di mantenere quel rapporto relazionale con gli iscritti, ma anzi accrescerne la capacità di rispondere alle esigenze degli iscritti attraverso un processo volontario di condivisione e co-organizzazione dei servizi, su base essenzialmente regionale”.
Nella mozione, approvata all’unanimità, gli ingegneri italiani hanno inoltre impegnato il CNI e gli Ordini territoriali a predisporre una proposta di riforma del sistema degli Ordini, sulla base di direttive e indirizzi che saranno definiti e deliberati dall’Assemblea dei Presidenti.