La sessione pomeridiana di questa seconda giornata del 61° Congresso degli Ingegneri italiani è stata caratterizzata da due approfondimenti di particolare importanza. Nel modulo “Professione Ingegnere” si è riflettuto sulle questioni del ruolo e delle responsabilità. Donato Carlea (Provveditore Opere Pubbliche Sicilia e Calabria) ha sottolineato la necessità, per l’Italia, di fare il massimo sforzo sul terreno del dissesto idrogeologico, al fine di rendere migliore la nostra vita e di sfruttare al meglio le possibilità dell’industria del turismo. In relazione alle opere pubbliche Carlea ha insistito sull’opportunità di legare gli appalti ai progetti esecutivi, come previsto nel nuovo codice. Infine, ha condiviso la necessità di mettere al centro dell’attenzione il progetto, dando spazio però a tutti coloro che si dimostrano in grado di progettare, specialmente i giovani, liberando così energie al momento inutilizzate.
Antonino Galatà (A.D.Spea Engineering) ha spiegato cosa sono le società di ingegneria, sottolineando il loro carattere di società di capitali capaci di puntare a grandi progetti, anche all’estero. Claudio Lucidi (Componente Commissione Governativa Nuovo Codice contratti) ha insistito sulla necessità per le stazioni appaltanti di trasformarsi all’insegna della professionalità. Paola Freda (Dirigente ICT e Ingegneria Clinica AOU), infine, ha raccontato la propria esperienza nell’ingegneria applicata alla medicina, campo che, a suo avviso, meriterebbe una specializzazione universitaria.
A seguire Andrea Pancani (La7) ha dato il via all’ultimo modulo della giornata: “Manifattura 4.0: l’ingegneria alla sfida dell’innovazione e dell’efficienza”. Gianni Potti (Presidente CNCT Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici) ha affrontato un punto nevralgico. “Sono cambiati i mezzi di produzione – ha detto -, tanto per fare un esempio Uber non possiede taxi. Siamo di fronte ad un nuovo paradigma: la nuova forma di capitale è rappresentata da connettività e dati. Di recente abbiamo fatto una serie di visite in Germania e abbiamo capito che l’IT da sola non basta più. Servono cyber phisical, flessibilità e soprattutto l’uomo al centro della fabbrica. Un caso significativo è quello della Wolkswagen che ha eliminato alcuni robot per rimettere al loro posto gli uomini. Tuttop questo significa che serve un clima paese per realizzare la Fabbrica 4.0”.
Aurelio Uncini (Professore DIET Università La Sapienza Roma) ha sottolineato come su questo tema le università tedesche stiano investendo molto, mentre in Italia si fa quello che si può. “Gli ingegneri - sostiene Uncini - devono trasformare le slide in fatti. Se l’industria non si attiva, proprio pensando a casi come Uber o Amazon, rischia di essere travolta”. Infine Umberto Bertelè (School of management Politecnico Milano) si è pronunciato sulla sopravvivenza della piccola impresa in Italia: “Qualche preoccupazione ce l’ho. Il motivo è che stanno sparendo molte capofila nei diversi settori e questo rende tutto più difficile per le piccole. Nell’epoca della Manifattura 4.0 le piccole imprese possono sopravvivere ma occorre darsi da fare: non esistono garanzie ed è meglio stare attenti”.
I lavori del 61° Congresso degli Ingegneri si concluderanno domani col sesto modulo dedicato ai sistemi ordinistici.