In Italia il consumo di suolo ha raggiunto livelli ormai insostenibili ed è forte l’esigenza di investire sui temi della rigenerazione urbana. Anche per questo motivo la Commissione europea da tempo ha avviato una procedura per definire le modalità di svolgimento dei cosiddetti Appalti verdi. Questi hanno lo scopo di favorire l’acquisto, da parte delle stazioni appaltanti pubbliche, di opere e servizi più “ecologici”, dunque maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale. Su questa base gli Stati Membri sono stati invitati a definire i Cam, ovvero i Criteri Minimi Ambientali.
Questo ed altri temi sono stati al centro della sessione “Il ruolo del verde nella sfida della rigenerazione urbana”, nell’ambito del convegno “Architetture e Paesaggio” organizzato da ISPRA e svoltosi presso la sede del Consiglio Nazionale degli Architetti. All’incontro, in rappresentanza del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, è intervenuto anche il Presidente Armando Zambrano.
“Gli ingegneri – ha detto Zambrano nel corso del suo intervento - sono da sempre attenti ai temi ambientali e non possono che accogliere con favore la nascita degli appalti verdi, soprattutto quelli che hanno come obiettivo la rigenerazione urbana e la riqualificazione del territorio. Tuttavia, alle numerose opportunità si contrappongono delle evidenti criticità. Mi riferisco, in primo luogo, al rischio che requisiti eccessivamente stringenti, in tema ambientale, possano portare ad una ulteriore forte restringimento del mercato degli appalti pubblici da cui i professionisti, soprattutto se “giovani e piccoli”, sono già di fatto esclusi”.
“Affermo questo – ha proseguito Zambrano – perché la Rete delle Professioni Tecniche, in qualità di rappresentante istituzionale delle professioni tecniche, ha recentemente avuto l’opportunità di supportare il Ministero dell'Ambiente nella definizione della bozza di decreto sui Cam ‘edilizia’. Nel corso di questo lavoro sono emerse diverse criticità relative a tali criteri minimi, fra cui l’eccessivo valore che si vorrebbe attribuire alle certificazioni in fase di qualificazione dei concorrenti. Tali certificazioni, infatti, sono rilasciate da organismi privati su base volontaria, con il forte rischio di ingenerare un preoccupante mercato delle certificazioni. Per questo gli Ordini devono poter affermare la propria affidabilità e competenza nella certificazione delle competenze dei propri iscritti”.
“Per tali ragioni – ha aggiunto poi il Presidente degli ingegneri – come CNI ci stiamo muovendo in tal senso. Da poco abbiamo lanciato la piattaforma Cert-ing, con i quali tutti gli Ordini degli Ingegneri possono certificare le competenze dei propri iscritti su base volontaria. In questo modo gli Ordini diventano enti certificatori in grado di garantire la qualità professionale e le competenze dei propri iscritti in un determinato tema”.
“Oltre a ciò – ha concluso Zambrano – abbiamo stipulato con l’Uni, nell’aprile 2014, un accordo per procedere alla sviluppo e alla codifica degli Standard Prestazionali nel campo del risparmio e dell’efficienza energetica. Questi consentono di tutelare l’attività libero-professionale e allo stesso tempo garantire le esigenze del cliente/committente. Sono, inoltre, un importante strumento per gli Ordini, perché consentono ad essi di valutare e verificare il livello qualitativo delle prestazioni erogate dagli iscritti.