Con la modifica all'articolo 31 del DDL Concorrenza viene a crearsi una forte disparità tra i soggetti che operano nel settore privato dell'ingegneria. La norma, in effetti, distorce quelle che sono le regole della concorrenza non mettendo sullo stesso piano il professionista e la società di ingegneria. Se il primo deve rispettare le regole deontologiche rispondendone personalmente, nessun obbligo è in capo alla società di ingegneria.
"La situazione è davvero paradossale - affermano gli ingegneri italiani, riuniti in assise a Venezia, dove è in corso il 60^ congresso di categoria - e si rivolgono al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, affinché intervenga per impedire che a pagare sia il singolo professionista".
Intanto, i 240 mila professionisti si sono resi disponibili ad un'ulteriore apertura nei confronti delle società di ingegneria consentendo la loro iscrizione - senza oneri - ad una sezione speciale dell'albo. Per le stesse, inoltre, è previsto che vengano giudicate da collegi disciplinari composti anche da loro specifici rappresentanti.
"Il Parlamento - continuano gli ingegneri - non può essere ostaggio di azioni di singoli parlamentari che tendono a difendere interessi particolari di società di ingegneria alle quali condonare attività illegittime svolte in passato e dell'influenza che le organizzazioni datoriali hanno sul Ministero dello Sviluppo Economico, sceso pesantemente in campo a smantellare un testo, faticosamente concordato in sede di commissione."