Gli ingegneri italiani, come tutti i professionisti, sono alle prese con una grave crisi economica che impone loro di ripensare il modo di fare professione. Al tempo stesso, urge un ricambio generazionale di cui ancora non si vede traccia. Questo lo scenario emerso stamane nel corso della Tavola rotonda “Fare professione: mercato, competizione e ricambio generazionale” – nell’ambito dei lavori del 60° Congresso degli Ingegneri italiani – in occasione della quale è stata presentata una ricerca sull’argomento del Centro Studi CNI.
L’Italia conta attualmente poco più di 103.000 ingegneri che operano nel campo della libera professione, dei quali 78.313 esercitano tale attività in via esclusiva, mentre la parte restante opera sia come libero professionista che come lavoratore dipendente. Se il numero degli ingegneri che esercitano la libera professione ha continuato a crescere anche negli anni recenti, il tasso di incremento si è progressivamente ridotto, a sottolineare la scarsa attrattività di questo tipo di lavoro. Inoltre, sebbene sia in aumento il numero di immatricolati e di laureati nelle facoltà di ingegneria, si è ridotto vertiginosamente il numero di giovani ingegneri (con meno di 35 anni) che intendono operare come liberi professionisti, mentre paradossalmente negli ultimi anni il contributo alla crescita del numero di ingegneri liberi professionisti è stato dato dagli over 35 (ma anche over 40) che espulsi dal mercato del lavoro dipendente hanno deciso di operare come liberi professionisti. Se gli ingegneri con meno di 35 anni neo iscritti ad Inarcassa erano poco più di 4.000 nel 2005, nel 2014 si sono attestati a circa 2.700 unità.
“I liberi professionisti – ha commentato Armando Zambrano, Presidente del CNI - sono il segmento dell’ingegneria italiana maggiormente colpito dalla lunga crisi iniziata nel 2008. Una crisi che ha trasformato il settore da elemento di punta del terziario, caratterizzato da elevato reddito, ad un comparto che rischia un serio processo di marginalizzazione. Si profila già oggi un problema di ricambio generazionale, che tuttavia nasconde trasformazioni ben più profonde e problematiche”.
Ad esempio, quelle economiche. Tra il 2008 ed il 2014 il volume d’affari complessivo delle attività professionali svolte da ingegneri ha registrato una flessione senza precedenti: meno 19%, praticamente i i volumi del 2003. A colpire è il fatto che oggi poco più di 78.000 liberi professionisti realizzano ciò che nel 2003 realizzavano 46.000 ingegneri. Il mercato si è drammaticamente ridotto, proprio quando il numero degli operatori è quasi raddoppiato. Parallelamente il reddito medio degli ingegneri liberi professionisti è passato dagli oltre 40.000 euro del 2007 ai 32.309 euro del 2014.
“La libera professione nel campo dell’ingegneria – ha dichiarato Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI - ha rappresentato per decenni uno dei comparti più ricchi nel segmento delle attività professionali. Anche grazie agli elevati livelli di competenza tecnica che l’ingegneria ha sempre espresso ed esprime tuttora. Tuttavia, il completo stravolgimento dei numeri impone ora una riflessione profonda. Occorre chiedersi innanzitutto quali politiche servono per recuperare un settore in crisi ma di cui il Paese non può fare a meno. D’altra parte, è necessario che l’intero sistema della libera professione ingegneristica si dia da fare per riorganizzarsi, riposizionarsi e innovare”.
Secondo l’indagine effettuata dal Centro Studi CNI, gli ingegneri liberi professionisti indicano le seguenti priorità: ridurre il peso della tassazione sul reddito professionale e rilanciare un piano efficace e trasparente di investimenti in opere pubbliche, che permettano ai liberi professionisti di operare nel campo più consono che è quello della progettazione.
D’altra parte, gli ingegneri interpellati si rendono conto che il ritorno alla crescita, collettiva e individuale, dipende anche da un processo di riorganizzazione e di innovazione dell’attività professionale attraverso la costituzione di reti tra professionisti, nuove modalità di condivisione di competenze differenti attraverso il coworking, attraverso strumenti innovativi di progettazione come il BIM (Building Information Modelling).
“Gli ingegneri italiani – ha aggiunto Ronsivalle – si rendono perfettamente conto di dover adeguare ai tempi il loro modo di fare professione. Tuttavia, occorre denunciare la scomparsa da ogni agenda politica di una visione e di un intervento organici per il lavoro professionale. Siamo di fronte ad un vero e proprio disarmo della politica verso questo vasto segmento del mercato del lavoro e del tessuto produttivo del Paese. Qualunque provvedimento assunto negli ultimi anni in materia di lavoro ha riguardato in modo quasi esclusivo il lavoro dipendente. Compreso il Jobs Act”.
“La nostra indagine – ha concluso Ronsivalle - mostra come gli ingegneri liberi professionisti chiedano sgravi sui redditi da lavoro, incentivi per investimenti necessari allo svolgimento della professione, misure sostanziali di welfare, apertura vera a bandi di gara sia in ambito europeo che in ambito regionale a sostegno dell’attività professionale, possibilità di partecipare a Contratti di rete. Su tutti questi temi sinora il mondo della politica si è mostrato latitante”.
Un dato fotografa la percezione di lontananza e inadeguatezza che gli ingegneri liberi professionisti hanno della politica. Alla domanda se preferiscano che eventuali sgravi fiscali siano concentrati sulla casa (come nelle intenzioni del Premier Renzi) o piuttosto sul lavoro (come indica l’Europa) gli ingegneri si esprimono con una maggioranza bulgara. Quasi l’80%, infatti, si schiera a favore della linea europea.