La Camera dei Deputati ha approvato le modifiche all’art. 9 della Legge di Stabilità che modificano in modo radicale il regime dei minimi. La soglia che ne determina l’applicazione scende dagli attuali 30mila euro a 15mila. In questo modo, si riduce drasticamente la possibilità per molti professionisti a basso reddito e fortemente provati dalla crisi di usufruire di un regime fiscale agevolato, contravvenendo allo spirito stesso con cui queste misure erano state pensate. Non basta. Secondo alcune simulazioni curate dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, in determinate situazioni il nuovo regime dei minimi risulta non avere alcuna convenienza rispetto a quello ordinario.
“Modificare il regime de minimi – afferma Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri – è un segno del totale distacco tra classe politica e mondo del lavoro. Nel momento in cui il sistema delle professioni registra un drammatico calo dei ricavi, soprattutto tra i professionisti più giovani e meglio formati, si tagliano alcune agevolazioni fiscali proprio a chi è in difficoltà”.
“Come sempre – prosegue Zambrano – la classe politica si dimostra incapace di guardare al mercato del lavoro nella sua interezza. Ingegneri e professionisti vedono ridursi drasticamente un’agevolazione fiscale che ha un’incidenza minima sul bilancio dello Stato. Al tempo stesso, il Governo stanzia risorse per rifinanziare il bonus degli 80 euro per i dipendenti pubblici, prevede un taglio dell’Irap alle imprese, oltre alle agevolazioni per il contributo dei minimi per artigiani e commercianti”.
“Il CNI – conclude Zambrano – esprime tutto il proprio dissenso rispetto a questo provvedimento, ora in esame al Senato. Ancora una volta cercheremo di fare sentire la nostra voce. Il lavoro professionale è una parte importante dell’economia di questo Paese e deve essere incentivato, non mortificato”.