Comunicato stampa
PAESI DEL MEDITERRANEO: PROFESSIONE DI INGEGNERE QUASI SEMPRE REGOLAMENTATA DAGLI ORDINI
In occasione della Prima Conferenza degli Ingegneri del Mediterraneo in corso a Lecce, il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha presentato una interessante ricerca sulla professione di ingegnere nei paesi del Mare Nostrum. Ronsivalle: “Quella di ingegnere resta una professione regolamentata, in genere da un ordine. Su assicurazione professionale e formazione Italia all’avanguardia. Possiamo svolgere un ruolo centrale”.
Un’area di “libero scambio” assume per tutti i paesi del Mediterraneo un significato importante per favorire la nascita di nuovi sbocchi di mercato, lo sviluppo di nuove opportunità professionali e al contempo un ambito di condivisione dei saperi specialistici. La maggior parte dei paesi mediterranei, infatti, hanno un grande potenziale di sviluppo della domanda di infrastrutture nel campo dell’impiantistica, dell’energia, dei trasporti e delle telecomunicazioni con una grande richiesta di competenze ingegneristiche, di alto livello. Inoltre, esistono tutte le condizioni di base per armonizzare i diversi modelli di regolazione della professione, dando così avvio alla creazione di un’area di “libero scambio” per i circa 4 milioni di ingegneri che operano nei 21 paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Queste le principali conclusioni emerse da “Formazione e ordinamenti professionali dell’ingegneria nel Mediterraneo – Libera circolazione degli ingegneri”, la ricognizione del Centro Studi del CNI sul funzionamento della professione nei paesi mediterranei dell’Europa, dei Balcani, del Nord-africa e del Medioriente, presentata in occasione della Prima Conferenza degli Ingegneri del Mediterraneo in programma a Lecce.
“Un dato interessante – ha notato Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi del CNI, illustrando la ricerca – è che nella maggior parte dei paesi del Mediterraneo la professione di ingegnere è regolamentata, generalmente da un sistema ordinistico. Questo contraddice la tendenza, registrata negli ultimi anni in Italia, a liberalizzare al massimo le professioni, addirittura sopprimendo gli ordini. Evidentemente, ancora si pensa che senza regole tutto rischia di diventare più complesso. Altro aspetto importante è che le professioni in Italia si sono dotate, a differenza di quasi tutti gli altri paesi, di un significativo sistema di garanzie, ad esempio in relazione all’assicurazione professionale e alla formazione. Questo fa sì che il nostro paese, su questo terreno, abbia tutti i numeri per svolgere un ruolo centrale, diventando un riferimento per tutti gli altri paesi del Mediterraneo”.
La ricerca è il primo tentativo di sistematizzare e schematizzare le conoscenze sui principali aspetti che regolano la professione di ingegnere. Costituisce, inoltre, il passo iniziale del percorso di costruzione di un’area di scambio e riconoscimento delle qualifiche che potrà affiancarsi e integrarsi a quella già esistente all’interno dell’Ue a seguito della direttiva 36/2005. E’ stata condotta in 21 paesi (Albania, Algeria, Cipro, Croazia, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Montenegro, Palestina, Portogallo, Siria, Slovenia, Spagna, Tunisia, Turchia).
Un primo aspetto significativo è il pluralismo delle forme assunte nell’organizzazione della professione di ingegnere nei diversi Paesi considerati. Tuttavia, questa risulta strettamente regolamentata nella maggior parte dei paesi esaminati. Lo è parzialmente in Albania e Montenegro, ed è completamente libera in Algeria, Marocco, e Francia. Nei Paesi dove la professione è regolamentata prevale, quasi ovunque, il sistema ordinistico, che può assumere forma centralizzata o decentrata, ramificarsi o meno a livello settoriale, o presentare una struttura mista. Dunque, nella maggior parte dei paesi si avverte ancora forte la necessità di preservare l’interesse generale alla sicurezza e all’incolumità pubblica, facendo prevalere modelli di regolamentazione della professione, nonostante le forti spinte liberalizzatrici provenienti da più parti.
Un secondo aspetto riguarda la pluralità dei percorsi formativi, che pur caratterizzati dalle peculiarità dei diversi contesti socio-culturali, presentano aspetti comuni in termini di durata, contenuti e aree di specializzazione. L’offerta formativa di corsi d’ingegneria pare essere in netta crescita, soprattutto nei paesi in cui si registra una forte domanda infrastrutturale e dove c’è la percezione diffusa che la formazione tecnologica risulti vincente per lo sviluppo del sistema economico e la creazione di lavoro.
Per quanto riguarda gli aspetti strettamente legati all’esercizio della professione, sono stati presi in considerazione i due istituti dell’obbligo di stipula di una polizza di responsabilità civile professionale e quello dell’aggiornamento professionale continuo. L’obbligo di stipula di una polizza di responsabilità civile professionale è vigente solo in tre paesi ( Italia, Malta e Siria) sui ventuno considerati. Da sottolineare, inoltre, il caso particolare del Portogallo in cui l’Ordine eroga un servizio di copertura assicurativa nei confronti dei propri iscritti. Allo stesso modo, l’obbligo di aggiornamento professionale continuo riguarda pochi paesi, tra i quali si possono annoverare Italia e Croazia. Inoltre, in quasi tutti i paesi esaminati, pur non vigendo l’obbligo formativo, spesso l’aggiornamento professionale viene fatto dagli Ordini o dalle Associazioni di Ingegneri. La formazione continua infatti, segna il superamento della divisione tra il periodo della formazione impartita dalle università e quello successivo.
L’internazionalizzazione della professione d’ingegnere, conclude la ricerca, è un processo complesso e articolato che si sviluppa su diversi livelli: scambio degli studenti, riconoscimento dei titoli professionali abilitanti all’esercizio della professione in altri paesi e fruizione a livello internazionale dei corsi di formazione continua.
Roma 9 maggio 2014
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