Secondo una ricerca del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, le aziende italiane riprendono ad assumere ingegneri: +9% nel 2014. Cala dell’8% il numero di ingegneri in cerca di occupazione.
Ronsivalle: “I dati fanno sperare che sia in atto un'inversione di tendenza. Tuttavia, ritengo sia difficile recuperare in breve tempo quanto si è perduto durante la lunghissima recessione economica”.
Per gli ingegneri arrivano segnali incoraggianti sul fronte occupazionale. Nel 2014 la richiesta di ingegneri da parte delle imprese italiane è tornata a crescere, con un incremento del 9% rispetto al 2013. Al tempo stesso, dopo quattro anni è stata registrata una flessione dell’8% degli ingegneri in cerca di occupazione. Questi dati risultano in linea con il lieve miglioramento che ha contraddistinto negli ultimi mesi il mercato del lavoro in Italia. E’ quanto emerge da una elaborazione pubblicata dal Centro Studi del CNI.
Tuttavia, la situazione resta nel complesso critica. I livelli di disoccupazione sono elevati, con oltre 27mila laureati in ingegneria in cerca di lavoro, uno dei valori più alti degli ultimi 15 anni, oltre il doppio rispetto al 2008, anno di inizio della crisi. I segnali provenienti dal sistema economico nazionale lasciano intravedere una fase di ripresa e ciò potrebbe valere anche per il settore dell’ingegneria. Sarà necessario però attendere il consuntivo del primo trimestre dell’anno in corso per stabilire se si tratta di ripresa effettiva o dell’ennesima falsa ripartenza.
In ogni caso, è difficile immaginare un’espansione della domanda di laureati in ingegneria tale da consentire il recupero, in tempi rapidi, dei posti di lavoro perduti. La ripresa, infatti, risulta ancora molto discontinua, con settori produttivi in miglioramento ed altri in forte difficoltà. Sarebbe necessaria una crescita economica molto sostenuta per restituire agli ingegneri il respiro occupazionale del 2008, quando il numero dei professionisti in cerca di lavoro era considerato “fisiologico”. Pesa, tra le altre cose, il numero esorbitante dei laureati in ingegneria che al momento non risultano in cerca di occupazione, ossia sono “inattivi”: ben 150mila!
“I dati registrati – commenta Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI - inducono a sperare che sia in atto un'inversione di tendenza rispetto alla crisi occupazionale che ha investito anche gli ingegneri negli ultimi quattro anni. Tuttavia, ritengo sia difficile recuperare in breve tempo quanto si è perduto durante la lunghissima recessione economica, soprattutto in quei settori dell'ingegneria che hanno maggiormente risentito della crisi e che sono principalmente quelli la cui produzione non è destinata all'esportazione. Mi riferisco, ad esempio, al settore delle costruzioni, la cui ripresa è legata, più che a fattori contingenti, ad interventi strutturali che per ora stentano a vedere la luce”.
“Analoghe considerazioni – aggiunge Ronsivalle - valgono per il gap evidenziato fra le diverse aree del paese che si aggrava se si considera che, probabilmente, molti degli ingegneri in cerca di occupazione al nord provengono in realtà dal sud in conseguenza dei fenomeni di migrazione interna”.
A questo proposito, l’analisi mostra come prosegua con preoccupante regolarità il peggioramento delle condizioni del sud Italia. Nel Meridione il numero di offerte di lavoro per i laureati in ingegneria, già basso di per sé (circa 2.000 assunzioni), subisce, rispetto all'anno precedente, un'ulteriore riduzione del 21,4%.
Il Centro Studi del CNI rileva, infine, come risulti accelerato il processo di migrazione all’estero e stima che oggi quasi il 7% dei laureatiin ingegneria operi oltre confine. Tale fenomeno appare comunque in linea con il principio della mobilità del capitale intellettuale ad elevate competenze tecniche e sottolinea, per altri aspetti, come gli ingegneri italiani siano ancora tra i più richiesti all’estero.
Roma 13 marzo 2015