In seguito al dibattito avviato nei giorni scorsi dal Sole24Ore sul tema del rilancio dell’istruzione tecnica nel nostro paese, il Consiglio Nazionale dei Periti industriali e Periti industriali laureati ha inviato una richiesta al MIUR di revisione del Dpr 328/2001 che sembrerebbe includere anche la proposta di attribuire il titolo di “ingegnere industriale” agli iscritti al Collegio. Tale richiesta, peraltro inviata ad un soggetto non competente in tema di qualifiche professionali, cioè il MIUR, è stata accolta da Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, con “sorpresa e incredulità”. “Passi – afferma Zambrano - che una proposta così bislacca sia espressa da chi proviene dal mondo imprenditoriale che poca o nulla conoscenza ha delle professioni, delle loro regole e del loro inquadramento europeo. Ma tentare di ricorrere al titolo di Ingegnere per ‘rinnovare linguisticamente’ una categoria professionale che ha alle sue spalle una storia prestigiosa come quella dei Periti industriali lascia semplicemente senza parole. Così come pensare che basti cambiare “nome" per acquisire improvvisamente più competenze e qualità professionali, illudendo però non solo i propri utenti ma anche i propri iscritti. “Come ho già affermato, qualunque sia la motivazione, l’utilizzo improprio del titolo di Ingegnere costituisce un falso ideologico, che ci vedrà sempre fermamente contrari. Tra l’altro, non potendo esistere due Albi per la medesima professione, è evidente che i presunti nuovi “ingegneri industriali” dovrebbero trovare collocazione nell’Albo degli Ingegneri, pur in una sezione specifica e con le competenze previste dall’attuale ordinamento. Ciò comporterebbe di fatto lo scioglimento dell'Albo dei Periti. E’ questo che davvero vuole attuare l’attuale Consiglio Nazionale dei Periti industriali?”. “Agli amici Periti – conclude Zambrano - con i quali condividiamo l’impegno comune nella Rete Professioni Tecniche, che tanti risultati ha portato e continua a portare alle nostre categorie e a tutti i professionisti italiani, mi permetto di chiedere un sovrappiù di riflessione. Ma anche rispetto per gli Ingegneri, mai consultati su questo tema; questo, tra l'altro, è un aspetto particolarmente fastidioso. Tra le nostre categorie, diverse ma complementari, non vi è mai stata una forte conflittualità e nemmeno un significativo contenzioso sul sempre delicato tema delle competenze. Per questo, negli anni passati, anche a seguito delle istanze provenienti dall’Unione Europea che fatica a comprendere la complessità e la frammentazione del mondo professionale italiano, in particolare per ciò che attiene al comparto tecnico, si erano avviate alcune riflessioni in merito ad una possibile riorganizzazione del nostro sistema. Un percorso che forse dovrebbe essere ripreso, a patto che si abbandoni la tentazione di perseguire forzature senza futuro e senza costrutto”.