Questo Congresso è importante perché siamo ad un punto delicato della nostra categoria. Insieme possiamo costruire la classe dirigente. Siete e siamo convinti che dobbiamo lavorare insieme. La Rete delle Professioni Tecniche, in questo senso, è un grande risultato. La nostra professione è la più importante per ordine di matricole nelle Università. Abbiamo sentito Ministri che ci hanno chiesto collaborazioni ed aiuti. Sono giovani, ma il fatto che lo abbiano fatto è un sintomo importante. Sono anni che studiamo, che produciamo documenti e modifiche legislative” Così Armando Zambrano, Presidente del CNI, in uno dei primi passaggi della relazione di apertura del 63° Congresso degli Ingegneri Italiani. Non poteva mancare un momento di riflessione sul crollo del Ponte Morandi, a proposito del quale in apertura dei lavori è stato osservato un minuto di silenzio. “Il crollo ha evidenziato le problematiche di questo paese. Non ci è piaciuto il tentativo di scaricare sul progettista, è una cosa meschina. Ma grazie a Dio la categoria ha risposto. Riccardo Morandi era un genio, uno degli ingegneri più importanti che abbiamo avuto, costruttore di ponti e di opere straordinarie. Lo scarico di responsabilità è un tema classico in questo paese. Il paese non ha capito come si imposta un tema delicato come la manutenzione. La situazione di Genova ha bisogno di interventi straordinari e non ci metteremo di traverso. Il ponte è solo un aspetto delle necessità, diamo un segnale di capacità di investimento sul futuro e pensiamo alle infrastrutture”. In seguito Zambrano è tornato sull’importante questione dell’equo compenso. Ha ricordato, innanzitutto, che la mozione approvata al termine del 62° Congresso nel giugno 2017 stabiliva la assoluta necessità di procedere alla determinazione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi ed i professionisti. Un obiettivo raggiunto pochi mesi più tardi con l’equo compenso diventato legge. Un risultato raggiunto attraverso l’azione congiunta della Rete delle Professioni Tecniche e del Comitato Unitario delle Professioni, culminata nella manifestazione al Teatro Brancaccio del 30 novembre 2017 dal titolo “L’equo compenso è un diritto”.
Zambrano ha quindi sottolineato come l’equo compenso rappresenti per tutti i professionisti solo un punto di partenza. L’impegno adesso sarà quello di applicarlo e farlo applicare, in particolare dalle pubbliche amministrazioni. Il Centro Studi CNI ha elaborato un documento che ne precisa l’ambito di operatività, soffermandosi proprio sull’estensione della sua applicazione ai contratti stipulati con la pubblica amministrazione. Anche Tribunali che si erano distinti per legittimare la gratuità delle prestazioni professionali in favore delle amministrazioni pubbliche sembrano aver recepito il nuovo orientamento normativo (ad esempio la recente sentenza del Tar di Catanzaro del 2 agosto 2018, n. 1507). Anche alcune importanti amministrazioni locali si stanno muovendo su questa direzione, come è il caso dell’atto di indirizzo emanato dal Presidente della Regione Sicilia il 28 agosto scorso. Occorre, secondo Zambrano, rendere effettiva l’applicazione di una disposizione che costituisce un “cambio di paradigma” rispetto ad una logica ed a una teoria economica che ha dimostrato e continua a dimostrare tutti i suoi limiti. I prossimi mesi saranno importanti per completare la normativa sull’equo compenso, rendendola più cogente e soprattutto estesa a tutta la committenza. In questo senso, il Presidente del CNI ha sottolineato l’importanza dell’azione delle professioni. Infine, tra i passaggi più significativi la richiesta al Governo di misure di semplificazione fiscale ed amministrativa a favore dei professionisti. L’attenzione di Zambrano si è concentrata soprattutto su tre questioni. La prima è la necessità di individuare parametri oggettivi per l’assoggettabilità dei professionisti all’IRAP. L’Imposta Regionale sulle Attività Produttive e la sua applicazione ai lavoratori autonomi resta ancora un tema controverso. Com’è noto, il presupposto dell’imposta è l’autonoma organizzazione. Purtroppo la norma e la giurisprudenza non indicano parametri oggettivi per individuare, per ciascun tipo di attività, l’esistenza o meno di una autonoma organizzazione.
Di conseguenza è il giudice di merito ad accertare di caso in caso l’esistenza di tale requisito. I professionisti chiedono di chiarire la definizione di autonoma organizzazione, anche mediante la definizione di criteri oggettivi, ai fini della non assoggettabilità dei professionisti, degli artisti e dei piccoli imprenditori all’imposta regionale sulle attività produttive. Una seconda questione è quella relativa alla deducibilità dei costi dell’autovettura. La normativa fiscale individua per i professionisti limiti di deducibilità per alcune categorie di spesa attraverso la presunzione legale dell’uso promiscuo. Tra le tipologie di costi sostenuti dai professionisti, che rientrano nella presunzione legale, sono da annoverarsi i costi relativi all’acquisto ed all’utilizzo delle autovetture. Attualmente la norma prevede la possibilità di dedurre una percentuale pari al 20% delle spese sostenute. E’ bene ricordare che la percentuale di deducibilità di tale spesa è stata ridotta nell’anno 2012 passando, con più provvedimenti normativi, dal 40% al 20%: una riduzione motivata dalla necessità di recuperare maggior gettito fiscale e non da una reale analisi dell’utilizzo delle autovetture da parte delle aziende e dei professionisti. Se si tiene conto delle novità introdotte in tema di tracciabilità dei pagamenti per le spese di carburante, e la futura introduzione della fatturazione elettronica tra privati, gli ingegneri auspicano l’innalzamento della quota di deducibiltà per tale spesa fino al 50%, limitatamente agli esercenti di arti e professioni in forma individuale ed ad un unico veicolo. Un’ultima importante richiesta degli ingegneri è la modifica del regime forfettario. Attualmente quest’ultimo assoggetta il reddito prodotto ad una imposta sostitutiva, in misura fissa del 15% (ridotta per i primi 3 anni). L’imposta sostituisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), le addizionali regionali, comunali e l’IRAP. Naturalmente la norma limita l’accesso e la permanenza nel regime forfettario al rispetto di determinati parametri tra cui quelli di natura reddituale. Per ciascun settore economico è individuato un limite reddituale ed un coefficiente di redditività. Ad esempio per gli ingegneri il limite è di € 30.000. La proposta che giunge dal Congresso degli Ingegneri è di estendere questo limite a € 50.000 per una vasta gamma di professionisti. Inoltre, al fine di limitare la riduzione del gettito erariale, e per motivi di equità fiscale, si ritiene utile definire, all’interno dello stesso provvedimento, una seconda aliquota pari al 25% per i compensi che superano l’attuale somma di Euro 30.000 fino al raggiungimento della soglia di Euro 50.000 ed un limite reddituale per l’accesso e la permanenza nel regime pari a Euro 50.000. La relazione del Presidente Zambrano è stata preceduta dalla lectio magistralis di Maurizio Ferraris (Università di Torino) e dai saluti istituzionali. Oltre ai Ministri Toninelli e Lezzi, di rilievo è stato l’intervento di Salvatore Farina (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito): “Riuscire ad esercitare questa professione è una grande scuola di vita. Tutti gli ufficiali dell'accademia hanno frequentato il biennio o il triennio di ingegneria. Oggi quasi metà dei nostri ufficiali frequentano i corsi a Modena. Le forze armate sono intrise di innovazione e trasformazione. Tutti gli ingegneri e noi tutti insieme possiamo e dovremo realizzare quello che gli italiani si auspicano”. A seguire Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile: “Il miglioramento della gestione della fase d'emergenza va fatta in modo strutturale, fino ad oggi era su base volontaria.Ma quando si chiede un impegno durevole è bene riconoscere un rimborso spese per le attività. Ne abbiamo parlato con i rappresentati degli Ordini, anche di una norma a riguardo per consentire di poter portare avanti il discorso. Non si possono più gestire le crisi del paese con continue deroghe riguardo gli appalti”. Poi è stata la volta di Mattia Fantinati, Sottosegretario Ministero per la Pubblica Istruzione: “Dobbiamo capire di quali strumenti abbiamo bisogno, in quel momento possiamo scrivere un decreto. Per farlo abbiamo bisogno degli ingegneri. Abbiamo bisogno di tante professioni tecniche che ci diano una mano.
Ci sono tanti progetti: piano triennale per la digitalizzazione ed un team che lavora bene. Sappiamo però che la curva dell’innovazione è esponenziale, quando ho messo a punto un sistema, minori investimenti danno maggiori risultati. Abbiamo una sfida coraggiosa e lungimirante, ma credo che a chi ha studiato ingegneria le sfide piacciono parecchio”. Infine Andrea Cioffi, Sottosegretario Ministero dello Sviluppo Economico: “Ci sono tante cose da fare, tra i miei compiti c’è quello di lavorare insieme ad Equitalia. Siamo con l’attenzione su questa grande stazione appaltante. Dobbiamo stare attenti e fare cose buone. Gli ingegneri devono avere un ruolo critico, anche verso la politica. Dobbiamo renderci conto dei nostri errori, quando non siamo stati sufficientemente critici perché vivevamo di professione, noi, come ingegneri, avremmo dovuto essere quella parte che criticava la politica. Noi dobbiamo essere quel fronte lì e dare un forte contributo alla politica”.